Collection von Angela Pulliero
8 Touren
44:13 Std
572 km
12 090 m
Le emozioni del viaggio appena terminato sono ancora calde e non so da dove iniziare per raccontare questa avventura così intensa lungo la Via Silente. Da tempo desideravo conoscere questo percorso ad anello di circa 600 chilometri che si snoda all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Monti Alburni. Mi attraeva per una lunga serie di motivi. C’era il fatto che la Via Silente è un’idea di una cicloviaggiatrice, Simona Ridolfi, che nel 2014 fece un viaggio con l’amica Carla e costruì l’itinerario in un processo di riscoperta del proprio territorio. C’era poi la varietà paesaggistica del percorso, che spazia dal mare cristallino della costa alle foreste dei Monti Alburni. C’era la storia millenaria dei luoghi attraversati, abitati dall’uomo sin dal Paleolitico. E, infine, il silenzio di un territorio che soffre lo spopolamento, ma che per questo dona pace, tranquillità, lentezza.Il viaggio mio e di Lucia, compagna di avventure ciclistiche, è stato un assaggio di Cilento durato otto giorni, in cui abbiamo visto molto, ma anche stilato una lista di motivi per tornare a percorrere la Via Silente in più tempo, continuando quella che è stata una sorta di caccia al tesoro. Ogni tappa, infatti, nasconde delle meraviglie da contemplare. Qualche esempio: a Vatolla un ulivo secolare faceva ombra al filosofo Giambattista Vico, che amava dedicarsi allo studio all’aria aperta; nella località di San Martino il Convento di San Francesco custodisce uno splendido chiostro affrescato risalente al XV secolo; a Felitto un ponte medievale attraversa la maestosa gola scavata nei millenni dal fiume Calore; valicando i Monti Alburni si attraversa un’antica faggetta immersa nel silenzio; nel borgo disabitato di Roscigno Vecchia si ha la strana sensazione di un tempo sospeso; a Padula – oltre alla famosa Certosa di San Lorenzo – si può visitare il battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte costruito sopra una sorgente naturale. Al fenomeno del carsismo si devono gli inghiottitoi, le grotte (le più famose sono quelle di Castelcivita e di Pertosa) e le gole dei fiumi, opere d’arte naturali create dall’azione modellante dell’acqua sulla roccia calcarea. Ci sono poi le strade panoramiche, che quasi impongono di frenare in discesa, per dare il tempo agli occhi e alla mente di riempirsi di bellezza. Un capitolo a sé andrebbe dedicato agli incontri con i cilentani e le cilentane, popolo che sembra avere l’accoglienza nel proprio corredo genetico. In quei piccoli borghi arroccati sui colli nascono sempre conversazioni e scambi di storie. Può capitare di essere invitati a pranzo, accompagnati nel posto che si sta cercando, può succedere anche di ripartire con le tasche piene di limoni e mele annurche, una varietà campana del frutto. Che dire poi dell’arte culinaria? Ogni Paese ha i suoi prodotti tipici, dalle cipolle di Vatolla ai ceci di Cicerale, dai fagioli di Controne ai fichi bianchi del Cilento, da cui nascono piatti dal legame indissolubile con il territorio come i ciccimmaretati (una zuppa di legumi) e i fusilli felittesi (un tipo di pasta fatta a mano). Io e Lucia in alcuni casi abbiamo dovuto modificare leggermente il percorso per via del maltempo o di lavori in corso sulle strade. Consiglio di usare la traccia sempre aggiornata disponibile sul sito della Via Silente e di contattare l’associazione prima di partire: laviasilente.it.
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@Tz 🛵 Gern geschehen! Ich bin froh, dass es dir gefällt :)
von Angela Pulliero
Gehst du spazieren oder isst🤣?
von Ivo
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